ADESSO E’ DAVVERO NATALE!

Un racconto di Marco Di Stefano

Introduzione al racconto

Il servizio di leva è stato anche questo.
Ho visto molti ragazzi manifestare crisi come questa che sto per narrare.
Ricordo di alcuni momenti, quando chiuso in caserma per giorni e settimane, improvvisamente mi è sembrato di essere al limite di una crisi di nervi e ho dovuto fare molta forza su me stesso per non mettermi a urlare e fare cose di cui poi mi sarei pentito.
Quella brutta sensazione d’impotenza che si prova verso qualcosa che non si può cambiare poiché ti è imposto dall’alto forzatamente e spesso irragionevolmente è difficile da dimenticare, e non posso non metterla in conto quando tiro la somma su questa esperienza in uniforme. Naturalmente non mi riferisco alla Leva in generale, ma alle prevaricazioni molto spesso immotivate relative al servizio che si svolgeva come anche al “Fenomeno del Nonnismo” che si è dovuto subire durante questo periodo.
Spesso ho scritto che il servizio militare l’ho odiato e l’ho amato, infine ha vinto quest’ultimo sentimento, ma sempre con delle riserve mentali che si manifestano sulla base del ricordo che evoco.
Per chi non ha vissuto questa esperienza, come ad esempio i giovani e meno giovani, nati dopo il 1985, leggendo i racconti degli ex militari, la leva obbligatoria, può sembrare una passeggiata.
La verità è che trovarsi catapultati da un giorno all’altro in una realtà completamente diversa da tutto ciò che fino a quel momento si è provato in molti casi, ha annichilito totalmente il coscritto e solo una forte indole e carica motivazionale aiutavano a superarla, in particolar modo in Unità operative com’è stata la VAM.
Quel ragazzo, oggi, non lo vedo come un esempio negativo ma come una vittima di qualcosa più grande di lui che a quel tempo non è riuscito a vincere, spero adesso stia bene.

ADESSO E’ DAVVERO NATALE

Questa notte, Marco, è Capoposto alla porta carraia della caserma. L’ultima guardia prima del congedo, mancano cinque giorni all’alba e poi tornerà per sempre a casa sua.
In questa notte Santa e magica tutto il mondo festeggia e prega. Le luci Natalizie rallegrano le strade delle città, gli Abeti brillano e donano pace agli uomini in festa, ma intorno a lui tutto è silenzioso e la notte fredda lo avvolge nel suo mantello nero e umido.
Le poche luci rischiarano appena i contorni bui delle cose, confondendosi a tratti nella nebbia lattiginosa che sospinta dal leggero vento si sposta fluttuando nell’aria.
La ronda, con passo mesto si fa vedere poco lontano e immediatamente è inghiottita dal buio. Gli elmetti bagnati dalla bruma appaiono a tratti opalescenti sotto i lampioni della strada. Avanti viene il “rondino” e appena dietro, defilato, il capo ronda. I due tirano dritti senza salutare.
Marco, immagina come l’edificio del Corpo di Guardia, visto dall’alto possa sembrare un piccolo avamposto malamente illuminato ai confini della terra e della realtà.
E’ lontano dai suoi cari, il cui pensiero riscalda e intristisce allo stesso tempo il suo giovane cuore.
Al tocco della mezzanotte, le campane di tutta Roma hanno suonato a lungo annunciando la nascita di Cristo. I rintocchi sono arrivati, lontani e ottenebrati nella caligine notturna.
Marco, si strofina le mani fredde coperte dai guanti di lana. Dal passamontagna che lascia intravedere solo i suoi occhi, un leggero sbuffo di vapore si confonde all’istante nella nebbia.
Nel Corpo di Guardia, i VAM, hanno fatto l’albero ma sembra più un mero simulacro che un vero albero di Natale. L’intenzione c’è, la voglia di festeggiare la sacra ricorrenza anche ma è il loro spirito che latita e non pensano che lo ritroveranno questa notte.
A Natale nessuno dovrebbe stare lontano dalle proprie famiglie e quanto di più triste possa esserci.
Assorto nei suoi pensieri, Marco, guarda all’interno del posto di controllo, dietro l’ampia vetrata bagnata dall’umidità della notte, dove due avieri VAM giocano a scacchi.
La scacchiera è poggiata tra i microfoni, i pass e i telefoni e sembra un elemento amorfo a tutto il resto.
Improvvisa, una lite furiosa tra i due rompe il silenzio e i pensieri di Marco, e violentemente come lo è un secchio di acqua fredda in faccia, lo riporta alla realtà.
Una sedia che vola e una testa che si spacca sanguinando copiosamente.
Corre alla porta blindata con il cuore in gola ed entra.
Uno dei due militari ha avuto un’improvvisa e violentissima crisi di nervi, blatera e sbava, urlando imprecazioni contro i VAM presenti nella stanza.
Li assale cercando di strappargli le armi, non riuscendoci li colpisce con pugni e calci vigorosi. Ripiega, allora, verso il deposito delle armi!
Gli avieri cercano di tenerlo ma la sua forza è centuplicata, volano uno dopo l’altro come fuscelli nel vento. Marco, cade rovinosamente con la schiena sul mitra che porta a tracolla. L’aviere gli sfugge come un viscido serpente e corre verso l’armeria, alla rastrelliera, dove sono custodite le loro armi, il cancello è aperto.
Si rialza dolorante e gli corre dietro, non deve raggiungere i mitra, se ne prende uno e lo arma, nella sua follia omicida potrebbe ammazzarli tutti!
L’aviere impazzito, con gli occhi rossi i lineamenti del viso contratti, digrigna i denti, questo è il Diavolo che alberga in Lui!
In questa notte Santa di Natale, Gesù non è arrivato tra di loro!
In sei lo rincorrono e lo bloccano nuovamente.
Spintoni, schiaffi e colpi si susseguono interrottamente ma gli sfugge ancora, facendoli nuovamente volare in aria. 
Lottano, rotolando sul pavimento sporco.
Leggiadri e soavi canti di Natale, provenienti dalla TV accesa, si mischiano alle urla e ai rumori della lotta.
Il ragazzo si avvicina pericolosamente alle armi.                          
Gli avieri lo bloccano nuovamente e finalmente riescono a buttarlo a terra e a trattenerlo.
Un’ambulanza militare lo porta al Celio, l’ospedale militare di Roma, dove sarà contenuto per giorni, tra urla e tremori! L’altro era ferito e anche lui va in ospedale.
Arriva la mattina di Natale, a Marco, il rapporto agli Ufficiali porta via molte ore.
Adesso è finalmente a casa, la sua famiglia è la che lo aspetta. La tavola è imbandita e profumi diversi si riversano su di lui!
E’ casa, è calda, luminosa e splendente!
Toglie la giacca della divisa blu con i suoi gradi rossi sulle spalline e sul taschino, il distintivo della Seconda Regione Area. Poggia con delicatezza il suo cappello sul mobile all’ingresso!
Ora è solo un ragazzo di vent’anni!
<<Com’è andata? Ti ho pensato tanto ieri sera>>.
<<Ciao Mamma, ti ho pensato tanto anch’io, il solito servizio…… nulla da segnalare!>>.
La dura notte, il pericolo corso, gli odori del Corpo di Guardia e l’olio dell’arma che ancora gli unge le mani, è solo un ricordo che pian piano sta svanendo. Scompare quasi fosse un brutto sogno che la prima luce del mattino dissipa e fa dimenticare.
Mamma, viviamo con gioia questo santo giorno, adesso sono qui e tanto basta.
Lei gli accarezza delicatamente il viso stanco:
<< Buon Natale Mamma!>>
<< Buon Natale, Marco!>>
Adesso è davvero Natale!

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