di Marco Di Stefano

« Questa città fu una delle più cospicue de’ Volsci; nulla si sa della sua fondazione; e nella storia appare per la prima volta circa l’anno 130 di Roma, ossia 624 anni l’era volgare ai tempi di Anco Marcio. »


(Antonio Nibby, Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de’ dintorni di Roma – Velletri, vol. III p. 440, Roma, 1829.)


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Indice

  • Venti angeli sopra a Velletri;
  • Gli Aerei che bombardarono Velletri;
  • Tipologie di bombe lanciate su Velletri;
  • Dopo il bombardamento;
  • Lo sfollamento e l’occupazione tedesca;
  • La battaglia di Velletri;

La mia famiglia è originaria di Velletri, un’antica città di circa 60.000 abitanti, a metà strada tra Roma e Anzio. I miei bisnonni, comprarono questa proprietà nel 1921. Era in origine costituita da un casale e un fienile tipici della zona, mentre il resto del terreno era coltivato con vigneti, uliveti e alberi da frutto. Sui leggeri rilievi collinari piccole macchie di Castagno e Mimose ne completavano il paesaggio. Guardando verso ovest si può vedere la Pianura Pontina in tutto il suo splendore con le città di Aprilia, di Anzio e Nettuno e all’orizzonte la lunga linea blu del mar Tirreno. La nostra casa è posizionata sulle colline a 400 metri di altezza a ridosso del Monte Artemisio, un gruppo montagnoso della fascia dei Colli Albani, questo ha un altezza di circa 700 m. s.l.m. e con la sua mole domina la pianura Pontina, dove da Gennaio a Giugno 1944 si svolse la battaglia per Roma.

Il 22 Gennaio 1944 gli Anglo-Americani sbarcavano sul litorale laziale (Operazione Shingle) costituendo una testa di ponte ad Anzio, distante dalla Capitale appena una cinquantina di Km, Roma, sembrava a portata di mano.

Sbarco di Anzio

Venti angeli sopra Velletri

22 gennaio 1944, la giornata si presenta grigia sebbene il cielo sia quasi sereno, improvvisamente la sirena urla come una belva ferita a morte e getta l’allarme. Un rombare pesante di motori che viene da lontano e che fa tremare i muri, sempre più forte…sempre più vicino: gli aerei debbono essere centinaia, tanto è il fragore e poi i boati assordanti delle bombe. Il fragore è potente. Le grotte e i rifugi si scuotono, sembrano dover crollare e seppellire gli occupanti da un momento all’altro. Le preghiere si alternano alle grida e alle lacrime mentre gli aerei volteggiano su Velletri scaricando ordigni senza alcuna pietà. I bombardieri volano a ventimila piedi (6.960 km) di quota per tenersi al sicuro dalla contraerea tedesca le cui batterie non raggiungono quell’altezza (“twenty angels” è la quota comunicata in codice).

20.000 Piedi di quota. Questa è la visuale di Velletri che si presentava agli aviatori americani mentre si accingevano a sganciare il loro carico di morte.

Il giorno mercoledì 8 settembre 1943, sette ore prima che il capo del governo maresciallo d’Italia Pietro Badoglio alle 19:42 al microfono dell’EIAR, annunciasse l’entrata in vigore dell’armistizio di Cassibile con gli alleati, alle ore 12,10, Velletri, subì il primo bombardamento alleato.

“Mentre ancora fischia nelle nostre orecchie l’urlo della sirena, un fragore di bombe ci atterrisce. Fuggiamo nella nostra vicina grotta, avvolti da un intenso nugolo di fumo nerissimo e con difficoltà troviamo l’imboccatura. Tutti pregano, piangono e tremano.L’impressione di questo primo bombardamento è talmente terrificante che ci lascia ammutoliti. Per Velletri incombe spaventosa la morte. Danni e vittime. La zona colpita è la parte sud della città e precisamente i pressi di San Clemente con la Canonica e la Sala Capitolare; via Furio Camillo, Piazza Mazzini, via Metabo, via Croce, via Caravà, via Bragaccio, via San Pietro, via Borgia, via delle murelle, il frantoio Piacitelli, Porta Napoletana, il frantoio Ciceroni, via Portella. Molti vanno in cerca delle persone care, e dovunque si grida e si piange”. Dal Libro “Tra le rovine di Velletri” di P.M. Italo LaRacca

L’attacco  uccise più di un centinaio di veliterni.

Bombardamento di Velletri dell’8 Settembre e del 9 gennaio. Il cerchio rosso delimita le zone colpite.

La mattina del 7 gennaio 1944, una prima ondata di caccia P-40 alle 13.40 e una seconda ondata alle 14.10 mitragliarono e bombardarono a bassa quota la stazione dei treni, proseguendo il mitragliamento lungo la via Appia sino all’altezza del ponte. Poi gli aerei si diressero lungo viale Oberdan. Molti i cittadini, uomini donne e bambini che furono falciati dalle mitragliatrice degli aerei. Il 9 di gennaio, durante la notte, gli aerei spezzonavano di nuovo la parte sud, il 15 di gennaio alle ore 10.00, bombardavano ancora una volta la stazione e dintorni, il 20 una sventagliata di mitragliamenti aerei. Il 21 gli attacchi aerei aumentano d’intensità:

Dalle prime ore di questa mattina il cielo di Velletri è tutto striato di segni bianchi delineati in tutte le direzioni. Il fatto ha impressionato e terrorizzato tutti. Moltissimi perciò hanno lasciato la città sentendo dire che questa sarà distrutta. Questa notte ci sono stati colpi di cannone provenienti dal mare. Ma nessuno sa darsi una spiegazione. Alle ore 10 il viale Oberdan è stato bombardato e mitragliato. Una seconda incursione ha colpito le vigne Prosperi e Marinaro e la stazione. Alle 12.20 ancora un’altro mitragliamento senza conseguenze. Alle 13.30 altro allarme e duello aereo e forte mitragliamento. Non sappiamo spiegarci questo accanimento contro Velletri. Siamo preoccupatissimi. I segni nel cielo ci terrorizzano. Circola sempre la voce che Velletri sarà rasa al suolo”. Dal Libro “Tra le rovine di Velletri” di P.M. Italo LaRacca

Mitragliamenti e spezzonamenti del 7, 15, 20, 21, 25 e 30 gennaio. Il cerchio rosso delimita le zone colpite.

Il 22 Gennaio 1944, alle 9,20 il cielo venne oscurato da centinaia di bombardieri della 12th Air Force Bomber che con quattro ondate vomitarono migliaia di  bombe dal ventre degli aerei.

” L’incursione è stata distruttrice. Sono state colpite le adiacenze di Porta Romana, l’Ospedale, in via Camillo Meda presso la macelleria di Gratta Dante, vi sono decine di morti, i dintorni di S. Lucia, via Paolina, il Liceo-Ginnasio distrutto, i dintorni di San Salvatore, dove dicono che Don Filippo Ciardi abbia perduto la Madre e la sorella, il palazzo Filippi, via Camillo Meda, via Cannetoli, ecc. Quanti morti e quanti feriti? Impossibile contarli.” Dal Libro “Tra le rovine di Velletri” di P.M. Italo LaRacca

Alle ore 13,40, un’altra ondata distrusse la zona tra Piazza Cairoli e S. Salvatore. Alle ore  14,50 gli aerei tornarono numerosissimi e distrussero completamente Piazza Cairoli compreso Palazzo Boffi  dove, nelle sue cantine si erano rifugiati varie famiglie, circa 300 persone tra donne uomini e bambini (furono ritrovati dai Vigili del Fuoco nei primi anni ’50). Alle ore 15.30 per la quarta volta gli aerei si accaniscono contro Velletri. Solo la sera si placa la furia devastatrice e sulla città nere colonne di fumo oscurano la visuale. Il 23 gennaio il lugubre ululato delle sirene annunciava l’arrivo degli alleati, alle ore 10 veniva bombardato il centro cittadino sganciando bombe incendiarie e immense colonne di fumo si alzano dalla città , alle 14 viene colpita la zona che va da piazza del Comune e S.Salvatore, “quest’ultimo sarà il quartiere più distrutto di Velletri (orrore e commozione alla notizia della tragica morte delle donne del rione, madri di famiglia anche con i loro piccoli, che si rifugiarono nella bottega del macellaio Gratta), una bomba fece crollare il palazzo dove la bottega era ubicata, morirono tutti.” (Cit. Blog Di Vito). Viene mitragliato violentemente il “Ponte di Ferro”.

Bombardamenti 22,23 gennaio 1944. Il cerchio rosso delimita le zone colpite

Il 25 gennaio alle ore 8,15 e alle 10 un nuovo attacco aereo:

“Un fragoroso scoppiar di bombe ci terrorizza. <<Gesù mio misericordioso>>, <<Dio mio>>, <<Mamma mia>>, gridano tutti. Anche i piccoli alle grida dei grandi urlano e piangono. Momento indescrivibile. Strazio morale. E’ stato colpito il palazzo Cellucci in piazza XX settembre, vicinissimo a noi; il Viale Regina Margheritaha due grosse buche presso il villino Colambassi, cioè sotto il giardino dei Carabinieri. Dal Libro “Tra le rovine di Velletri” di P.M. Italo LaRacca

Il 30 alle ore 8,45 e alle ore 15,30, ancora mitragliata la ferrovia. I bombardamenti ed i mitragliamenti si susseguirono, soprattutto nelle campagne, per tutti i giorni di febbraio, marzo, aprile e maggio. Con l’acuirsi degli scontri nella Pianura Pontina i bombardamenti aerei divennero sempre più frequenti. La distruzione e la morte era incrementata dal fuoco delle artiglierie terrestri e navali alleate che sparavano dalla campagna Pontina e dalla rada marittima di fronte Anzio e Nettuno, colpendo Velletri che si trovava nelle immediate retrovie. La città alla fine dei sanguinosi combattimenti rimase distrutta all’87%. I bimotori bombardieri medi, B25 e B26, chiamati rispettivamente “Mitchell e Marauder (Predone)”, i B-17 “Flying Fortress” (conosciuti anche come Fortezze Volanti), insieme al quadrimotore bombardiere pesante B24 “Liberator”,  provocarono la morte di centinaia di cittadini.

“Pesa sulla città la coltre della morte, sembra di attraversare un cimitero abbandonato. Tutto è finito, le campane non suonano più, la luce è spenta, l’acqua non c’è, le case e i negozi vuoti, le chiese chiuse. E’un deserto che spaventa. Molti punti della città presentano ferite e mutilazioni e sotto le macerie giacciono i morti. Com’è desolante una città caduta sotto la sferza del ferro micidiale che tutto rompe, tutto distrugge, tutto uccide! Come un bel campo in fiore resta abbattuto e deserto dopo un uragano di grandine, così la ridente Velletri , meta soave di villeggianti, dal panorama splendido e riposante, è divenuta ora un pauroso deserto, dalle mura abbattute e dagli abitanti dispersi. Chi darà a Velletri la sua bellezza e la sua vitalità e quando saranno ricostruite le sue case? Perchè tanto scempio e tanta rovina?” Dal Libro “Tra le rovine di Velletri di P. Italo Mario LaRacca

Gli Aerei che bombardarono Velletri

I bombardamenti su Velletri furono eseguiti dagli americani. La stragrande maggioranza di questi attacchi avvennero di giorno. Gli americani, infatti, concepivano le spedizioni aeree eseguite di giorno con raid massicci condotti in formazione serrata da bombardieri pesanti fiancheggiati dalla difesa di fuoco dei caccia. L’aviazione americana, per questi motivi, per tutto il corso della guerra martellò l’Europa di giorno e la RAF (Royal Air Force) gli diede il cambio di notte.

Uno degli scopi della guerra è demoralizzare il nemico. Velletri nel 1944 fu bombardata per distruggere le difese militari tedesche oppure per colpirne indiscriminatamente gli abitanti? Esiste un ampia bibliografia in merito, ma innanzitutto bisogna fare un distinguo tra il “Bombardamento tattico” (Tactical bombing) e il “Bombardamento Strategico” (Strategic bombing).

Il Bombardamento Tattico è un bombardamento aereo mirato a bersagli d’immediato valore militare, come combattenti o istallazioni militari. Il Bombardamento Strategico invece non è direttamente collegato alle operazioni che si svolgono sui campi di battaglia ed il suo scopo non è obbligare il nemico a cessare la guerra sconfiggendone le forze armate, quanto piuttosto colpendo la fonte della sua potenza militare (fabbriche di armi, fonti di rifornimento, vie di comunicazione, industrie…ecc.) . Dal bombardamento strategico deriva il “Bombardamento Morale” (Moral bombing), che ha il fine di colpire la popolazione civile, causando enormi stragi, creare demoralizzazione, scompiglio e caos, esasperandola e spingendola a ribellarsi al proprio governo. Si tratta di una strategia che fu messa in pratica soprattutto dalle truppe inglesi contro la Germania e purtroppo anche in Italia. Gli inglesi hanno sempre negato ufficialmente che i propri bombardieri avessero provocato la morte in massa di civili, non affermando però che le distruzioni riguardassero solo obiettivi militari, ossia “non lo abbiamo mai fatto ma neanche neghiamo di averlo fatto”. Quanto agli equipaggi dei Bombardieri, in gran parte non manifestavano scrupoli morali per i loro attacchi ma al contrario erano convinti di svolgere un compito decisivo che avrebbe «accorciato la guerra» e «salvato la vita di migliaia di soldati alleati». E’ stato un crimine eseguire i “Bombardamenti morali” in quella che molti hanno definito una guerra totale? Dal punto di vista della popolazione che i bombardamenti indiscriminati li ha subiti, sicuramente è stato un crimine mentre per gli Alti Comandi Alleati i raid sono serviti ad accorciare la guerra. Per me che analizzo la guerra con gli occhi rivolti verso la sofferenza umana i bombardamenti sui civili furono una strage evitabile, per molti storici, una mera necessità strategica.

La macchina che rese possibile la massiccia campagna anglo-americana fu il bombardiere pesante. Sull’Europa furono 4.120.000 i voli effettuati (1.440.000 da parte dei bombardieri e 2.680.000 dai caccia di scorta.

12th Air Force Bomber
B26 “Marauder”
B25 “Mitchell”
B24 “Liberator”
B-17 “Flying Fortress”

Le formazioni dei Bombardieri erano sempre accompagnate dai caccia di scorta:il North American P-51 Mustang, il Curtiss P-40, Il cacciabombardiere Republic P-47 “Thunderbolt” e il caccia pesante bimotore Lockheed P-38J Lightning. I caccia spesso compievano voli radenti sulla città, bombardando e mitragliando tutto ciò che si muoveva nelle strade, militari o civili che fossero: l’importante per il pilota era abbatterli.

Una formazione di North American P-51 Mustang

Una formazione di Curtiss P-40
Republic P-47 “Thunderbolt” in formazione
Lockheed P-38J Lightning

Tipologie di bombe lanciate su Velletri

Nel 1944 la strategia del bombardamento pesante era stato perfezionato dagli alleati a tal punto che gli statunitensi costruivano plastici delle città nemiche con l’intento di individuare i punti deboli con l’analisi modellistica allo scopo di massimizzare i danni arrecati ai centri urbani. Fu facile rendersi conto dell’estrema vulnerabilità dei quartieri di abitazione sottoposti a massicci bombardamenti con materiale incendiario. Gli scienziati inglesi fin dal 1942 studiavano un modo per mettere a frutto le proprietà distruttive del fuoco. Le bombe dirompenti erano pesanti da trasportare e infliggevano danni relativamente gravi. Il materiale incendiario era più leggero, poteva essere sganciato in grossi quantitativi e, una volta colpito l’obiettivo, dava inizio a un processo di distruzione che si propagava da sé. In particolari circostanze una bomba incendiaria da due chilogrammi desertificava una superficie superiore a quella devastata da una bomba dirompente mille o duemila volte più pesante. Nelle normali bombe dirompenti, l’esplosivo manda in frantumi l’involucro d’acciaio. I frammenti penetrano nei corpi umani, sono proiettili letali cui resistono soltanto il cemento armato, un muro di sessanta centimetri, la ghiaia e terrapieni di sabbia. Si trattava di bombe che richiedevano un massiccio impiego di metallo, molto pesanti e con poco esplosivo. Agivano all’incirca come una granata di artiglieria, efficace nella guerra di trincea ma poco pratica se l’obiettivo è massimizzare i danni sulle case e sui corpi degli uomini. Le bombe ad alto potenziale esplosivo, o bombe mina, funzionavano diversamente. Più esplosivo e meno metallo, in tal modo si ottenevano onde d’urto devastanti. La detonazione trasformava la detonazione in gas ad alta pressione che si espandeva mettendo in movimento l’aria circostante a una velocità supersonica. Se l’onda d’urto si scontrava con un ostacolo verticale a distanza ravvicinata , per esempio un edificio, lo riduceva in macerie, un corpo umano veniva disintegrato; a una distanza maggiore, si limitava a scoperchiare i tetti e a mandare in frantumi le finestre e un corpo umano colpito dal cosiddetto “vento di scoppio” in cui si alternavano velocemente onde di compressione e decompressione, di per sé in grado di sfilare a guanto i vestiti della vittima. La bomba standard inglese della guerra aerea era la mina da 4000 libre, detta anche blockbuster a causa della sua forma cilindrica, mentre gli americani usavano una bomba simile nella potenza ma non nella forma, la AN-M56. Per far saltare le costruzioni di cemento, gli impianti ferroviari, i ponti, i viadotti e i canali, fu creata una bomba a capacità media (medium capacity bomb) in grado di favorire un rapporto favorevole fra dirompenza ed onda d’urto (ordigni che pesavano da 500 libre fino a 22.000). Solo a partire dal 1942 si comprese che non era l’esplosivo l’arma cruciale della guerra aerea. Alle esplosioni si doveva combinare un secondo elemento: il fuoco. Per annientare le città bisognava usare in un corretto equilibrio una successione di bombe a frammentazione, bombe-mina e bombe incendiarie. Dopo diversi esperimenti con diverse miscele incendiarie gli “spezzoni” si rivelarono l’arma perfetta con le loro pasticche di termite e l’involucro di electron per scatenare il potenziale devastante di una casa; per riuscirci tuttavia avevano bisogno di accesso diretto, consentito dalle blockbuster. Nel 1944 una modifica rese gli spezzoni incendiari ancora più micidiali. Gli ordigni cominciarono a essere lanciati in grappoli legati tra loro che si separavano poco prima dell’urto, scatenando una tempesta di fuoco capace di divorare città intere.

Le bombe lanciate su Velletri nel 1944, appartenevano a queste tipologie:

G.P. (general purpose – Per uso generale ) le più utilizzate e riempite con Amatolo ( una miscela esplosiva, costituita da nitrato d’ammonio e tritolo, TNT, Composto B (altro tipo di esplosivo) e pesanti: 100 libre (lb), 150lb, 250lb, 500lb, 1000lb, 2000lb (1000 kg circa), 4000lb. Le bombe potevano essere di piccolo calibro (se di peso inferiore a 50 chili), di medio calibro (tra i 50 e i 300 chili), di grosso calibro (dai 300 chili). Le bombe penetravano nell’obiettivo provocando un’azione di distruzione con violento movimento d’aria, commozione del terreno e proiezione di schegge.

S.A.P. (semiarmor-piercing) bombe capaci di penetrare nei tetti degli edifici per poi esplodere, pesanti 500lb (libre), 1000lb, 2000lb, riempite con Amatolo.

A.P. (armor-piercing) Riempite con esplosivo D (un tipo di esplosivo perforante). Il peso di queste bombe era di 600lb, 900lb, 1000lb, 1400lb.

Fragmentation bomb (Bombe a frammentazione e a grappolo). Riempite con TNT. Il loro peso: 220lbFrag, 260lb Frag, 4lbFrag, 20lb Frag, 23lb ParaFrag,
30lb Frag, 30lbFrag, 90lbFrag, 120lb Frag, Cluster (bombe a grappolo) AN-M1, Cluster AN-M4, Cluster AN-M3, bombe piccole ma letali. Vi erano poi bombe del peso di 2 chili o poco più, che si usavano contro bersagli animati, truppe in marcia, ammassamenti di persone, il cui involucro si frantumava in molti pezzi al momento dello scoppio.

Chemical (Including Incendiary) Bombe chimiche e incendiarie. Riempite con HS, WP (bombe al fosforo e alla termite) o composizione incendiaria (anche bidoni di benzina). Quelle alla Termite erano costituite da un involucro di electron composto da magnesio puro e alluminio e carica interna di termite compressa (alluminio, limatura di acciaio, sesquiossido di ferro) i suddetti “spezzoni”. Le bombe al fosforo, invece, erano ripiene di fosforo bianco o giallo che si accendeva spontaneamente a contatto con l’aria; il fosforo causava gravi danni all’apparato respiratorio. Il peso di queste bombe variava da 1-2 chili a 50 chili e le più frequenti erano le più leggere. Le cronache narrano anche di lanci dagli aerei di fiale, abiti o altri oggetti contaminati. I batteri più comunemente usati erano quelli del tifo, della difterite, della febbre gialla, del tetano.

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Lapide commemorativa per i 300 cittadini deceduti nel crollo del Palazzo Boffi (a sinistra nell’immagine)
Veduta di Velletri bombardata
Piazza del Comune
Piazza Cairoli – Fontana del Bernini

Una testimonianza tratta dal blog di Guido Di Vito sulla tragedia del Palazzo Boffi, nel crollo rimasero uccise 300 persone: “Una storia fra le più tristi è accaduta alla famiglia dell’avv. Gallinelli  Ferdinando che con la sua signora Giovanna Gasbarri, con i loro 9 figli, sono rimasti seppelliti nel ricovero del palazzo Boffi. Erano amici di famiglia, abitavamo nello stesso pianerottolo nel palazzo di Vico Bellonzi e l’avv. Ferdinando Gallinelli ci richiamava più volte per andare al rifugio con lui. Papà, in quel momento non c’era e mia madre non si muoveva se non c’era lui. Quando arrivò ci disse di seguirlo nella grotta del suo laboratorio, grotta che sottostante confinava con le cantine del rifugio Boffi. Appena terminato il bombardamento, Papà, mamma io (avevo appena 5 anni) e mia sorella Maria Teresa che ne aveva 3, uscimmo indenni dalla grotta malgrado sentimmo il fragore delle bombe e del grande Palazzo che crollò su se stesso. Immenso fu il dolore dei miei, quando seppero che la famiglia Gallinelli era rimasta seppellita nelle macerie. Anch’io mi addolorai quando mi resi conto che non avrei più rivisto e giocato con tutti quei bambini, miei vicini di casa. Quel ricordo di quella famiglia, ci accompagnò per tanti anni ancora. Il palazzo in cui abitavamo è rimasto in piedi e, ritornando a casa, i miei non potevano fare a meno, guardando il portone dell’appartamento, intatto, come del resto il suo interno. Mia madre Fernanda scoppiò a piangere.”

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Dopo il bombardamento

L’enorme catastrofe dei bombardamenti, per far comprendere anche a chi non ha vissuto quel triste periodo durato quattro mesi, si evidenzia non solo riguardo alle sofferenze patite dai civili rimasti vivi ma soprattutto di chi invece non è sopravvissuto e al successivo recupero e riconoscimento delle vittime: nonni, madri, padri, figli, letteralmente massacrati dalle esplosioni e dai crolli. Una testimonianza che può trasportaci nell’orrore di quei giorni la possiamo trovare in un saggio scritto da Augusto Pompeo sul bombardamento di Roma del 19 luglio 1943, in cui per mezzo delle carte tratte dall’Archivio di Stato di Roma si può percepire la tragedia, sicuramente molto simile a quella vissuta a Velletri.

“In allarme aereo dalle ore 11.04 alle ore 14.10 del 19 corrente. Parecchie formazioni di numerosi aerei ciascuna, segnalate dai p.a. di Civitavecchia, Cerveteri, Furbara, Ostia e Nettunia si sono susseguite con ripetute ondate sul cielo di Roma. Sgancio di molte bombe dirompenti e di spezzoni incendiari sulla zona ferroviaria, sugli aeroporti e sull’abitato urbano. Sono stati colpiti: l’aeroporto del Littorio, l’aeroporto di Ciampino, Stazione di Termini , Scalo San Lorenzo Stazione Tiburtina, Stazione Prenestina, Città Giardino, Città Universitaria Porta Maggiore Piazza Santa Croce Via di Villa Clementi, Viale Principe di Piemonte Via Appia Nuova, Via Montebello Viale Manzoni Garage Fiat Bianchi Molino Pantanella. Danni e vittime in corso di accertamento. Tutte le batterie della difesa c.a. sono intervenute con intenso tiro di caccia. La caccia si è levata in volo.”

cessato l’allarme […] fu subito disposto perché vari magistrati dell’ufficio accedessero ai vari ospedali e procedessero alle operazioni di riconoscimento delle salme. Alle ore 16 dello stesso giorno 19 ebbero infatti inizio le operazioni suddette che, con spirito di grande sacrificio, sono state proseguite ininterrottamente fra difficoltà gravissime durante la giornata del 20 e del 21 e che tuttora proseguono. Gli accertamenti compiuti presso i vari ospedali hanno consentito di addivenire alla identificazione della maggior parte dei cadaveri depositati nelle relative camere mortuarie, identificazione che si è giovata quasi sempre del riconoscimento fatto da stretti parenti e da amici[…] Nei casi poi in cui non si è potuto addivenire al riconoscimento dei cadaveri, si è avuto cura, giovandosi del sussidio di periti specialisti, di descrivere esattamente il cadavere[…] e sempre che le condizioni del cadavere lo hanno consentito, si è proceduto alla fotografia delle salme.[…] Oggi, peraltro, mentre sono affluite al Verano stesso oltre 900 salme l’autorità sanitaria, per ragioni igieniche, in considerazione dello stato di avanzata decomposizione in cui si trovavano le salme stesse, ha inibito l’ingresso al Verano delle persone che vi affluivano per l’eventuale riconoscimento. In conseguenza di tale misura […] sarà possibile procedere ad una descrizione oltremodo sommaria e complessiva delle salme stesse di cui bisognerà disporre subito l’interro. Il numero dei morti finora accertato si aggira ad oltre 1200.” 

I parenti dei dispersi continuarono ad affollare gli uffici della Procura e del Governatorato  e sul mancato riconoscimento delle salme non mancarono polemiche fra i due uffici. Il 13 ottobre 1943, quindi oltre due mesi dopo l’attacco, il direttore dell’VIII Ripartizione Servizi funebri del Governatorato così scriveva al procuratore  del re presso il Tribunale di Roma: 

Come noto, al Cimitero del Verano sono state trasportate circa 800 salme di sconosciuti periti a seguito dell’incursione aerea nemica del 19 luglio c.a.. Di queste salme ne sono state riconosciute fino ad oggi circa 200.Il riconoscimento delle salme che sono state inumate in campo comune e quindi non ostensibili agli interessati è assolutamente impossibile quando gli interessati medesimi non forniscano all’Ufficio elementi sufficienti per l’eventuale identificazione, quale ad esempio il numero d’ordine assegnato ad ogni salma e riportato sui registri di seppellimento. Questo numero deve pur essere fornito a chi ne fa richiesta ed evidentemente non da questo Ufficio. Si aggiunge d’altra parte che gli interessati soltanto attraverso le indicazioni ed ogni altro indizio riportati sui verbali a suo tempo redatti da codesta Regia Procura possono procedere alla identificazione dei loro cari sconosciuti e rivolgersi quindi a questo Ufficio per il successivo ritrovamento della salme. Comunque questo Ufficio non  manda da tempo persone a codesta Regia Procura. Sono gli stessi interessati che vi si rivolgono direttamente con la speranza di poter identificare i propri cari fra i molti sconosciuti sepolti in questo Cimitero.”

Un mero resoconto amministrativo fatto dalle autorità dell’epoca ma quanto dolore si può percepire leggendo queste parole?

Lo sfollamento e l’occupazione tedesca

La popolazione residente a sud di Velletri, a ridosso del fronte venne sfollata, mentre chi viveva all’interno della città e non aveva voluto abbandonare la propria terra sperando vanamente nell’arrivo imminente delle forze alleate, nei mesi successivi poter sopravvivere divenne un vero calvario. A nord di Velletri la Popolazione invece fu costretta alla convivenza forzata, spesso nelle stesse abitazioni con l’ex alleato tedesco. Le granate e le bombe arrivavano a tutte le sante ore, provocando vittime civili in abbondanza, tanto che la popolazione rimasta sfollò la città e fuggì nelle campagne e sui monti, nascondendosi sotto le grandi foreste di Castagno, tipiche della zona e dentro piccole grotte scavate lungo i margini dei grandi fossi naturali che dai Colli Albani fanno defluire l’acqua verso il Mar Tirreno. I miei nonni e mio padre che all’epoca aveva due anni, erano più “fortunati” perchè vivevano a nord, a tre Km. da Velletri, a poche centinaia di metri dalla via Appia in direzione di Roma. Si rifugiarono durante tutti e quattro i mesi dei combattimenti, in una grossa e profonda grotta scavata sotto il vecchio fienile che negli anni precedenti era stato ristrutturato per abitarvi. Vi si accedeva passando per un ampio tinello, su entrambi i lati della stanza delle grandi botti in legno e il torchio, ricordavano tante belle vendemmie. Una grande e antica porta a volta permetteva l’ingresso al tinello, mentre esternamente, ai lati dell’entrata, due piante di Arancio ne addolcivano la visione. I tempi, però, erano cambiati, la guerra era giunta inesorabile e quella grotta salvò la vita ai miei nonni e a mio padre. La morte era arrivata davanti la soglia della loro casa e la guerra moderna li aveva trasformati da un giorno all’altro in antichi cavernicoli. Di giorno non potevano uscire all’aperto, perchè le granate”fischiavano” da tutte le parti intorno a loro, inoltre i caccia alleati mitragliavano e spezzonavano chiunque osasse avventurarsi all’aperto, spesso con esito infausto per il malcapitato.

La poesia scritta dal Canonico Milita sfollato nella Vigna Bologna, descrive le vicissitudini di questa povera gente:

Per l’atroce vandalica guerra
come talpe viviam sottoterra
rannicchiati nelle umide grotte
senza luce di giorno e di notte.

Fame e freddo vi tengon l’impero,
senza tregua assillante e severo.
Tutto il giorno si grida e s’impreca 
alla sorte sì brutta e si bieca.

Che nel pieno rigor dell’inverno,
ci ha dannati in tal bolgia d’inferno.
Nè di notte si dorme: la porta 
non resiste alla ciurma di scorta.

che la sfonda e briaca si sdraia
e russando grugnisce ed abbaia.

Vecchi e giovani, donne e bambini
siam così nelle grotte inquilini.

Ricchi e poveri, dotti e ignoranti
tutti siamo nelle grotte tremanti,
e per l’empie sacrileghe bombe
v’è l’altare, vi son catacombe,

O portento delle armi moderne!
non più case ma grotte e caverne,
non più nulla di sacro e profano,
ma sterminio del genere umano.

Poesia tratta dal libro “Tra le rovine di Velletri di P. Italo Mario LaRacca

La zona dove vivevano i miei nonni fu occupata dalle forze tedesche immediatamente dopo lo sbarco, le case furono requisite e vi alloggiarono le proprie unità. Nel corso dei combattimenti tutto il territorio di Velletri e campagna venne fortemente militarizzato, con numerosissime batterie di cannoni, postazioni radio, ospedali militari di primo soccorso, antiaeree, carri armati, cucine militari e Comandi. Vennero scavate, mediante l’utilizzo di civili rastrellati nella città e nella campagna, all’altezza di Santa Maria dell’Orto, un’antica fonte alla periferia sud della città, a circa 10 km da Cisterna, trincee e postazioni di mitragliatrici, una linea fortificata meglio conosciuta come “Caesar Line”! Tutto questo fece diventare Velletri un obiettivo strategico di primo piano. Strategica per la posizione sopraelevata rispetto alla Pianura Pontina e perchè letteralmente arroccata sulle pendici del Monte Artemisio, ma soprattutto perchè era attraversata dalla via Appia e dalla via dei Laghi. Quest’ultima sale e attraversa il Monte Artemisio. Due arterie importantissime per chi, come gli Alleati, volevano raggiungere e conquistare Roma. La strada per Roma passava per Velletri e le truppe Germaniche erano intenzionate a resistervi a oltranza. Su tutta la linea vennero posizionate importanti Divisioni Tedesche, tra le quali la Panzer-Division “Hermann Göring”, la 362ª Infanterie Division e elementi della 4ª Fallschirmjäger-Division. Il 23 maggio 1944, il generale statunitense Mark Wayne Clark ordinò un’offensiva contro la linea Caesar, (Operazione Buffalo), linea fortificata che nei giorni seguenti tuttavia resistette duramente.

La battaglia di Velletri

Dopo la conquista di Cisterna, il 25 maggio, da parte della 3ª Divisione USA, quest’ultima era stata sostituita dalla 36ª Divisione USA, comandata dal Generale Walker che stava avanzando verso Velletri. La fortuna venne in aiuto delle forze alleate, fu individuata una falla di circa tre chilometri nello schieramento tedesco ai piedi del Monte Artemisio, tra Velletri e Lariano. La notte tra il 30 e il 31 maggio 1944, il 142º ed il 143º Reggimento con l’ausilio di trattori cingolati utilizzati per tracciare una strada (esistente ancora oggi e conosciuta con il nome di “strada americana”) nella fitta boscaglia che ricopriva il Monte, seguiti da carri armati Sherman, penetravano attraverso lo schieramento tedesco, nel frattempo il 141º attaccava Velletri da sud per coprire l’ardita manovra. I due Reggimenti aggirarono di fatto la linea fortificata di fronte a Velletri e si posero la mattina seguente alle spalle della città. Fu così che quella notte, la proprietà dei miei Nonni si ritrovò nel bel mezzo dei combattimenti. Mentre il resto delle truppe tedesche iniziavano lo sganciamento da Velletri in direzione della via Appia nord, alcuni neo formatisi Kampfgruppe (letteralmente gruppi da combattimento), contrattaccarono due volte verso il Monte Artemisio, in località Monte Rotondo e Monte Spina, con l’intento di sloggiare i due Reggimenti americani dalla cima ma senza ottenere validi risultati. l’operazione di aggiramento di Velletri della 36ª Divisione riuscì con successo, e il 1º giugno Velletri cadde. Per rallentare l’avanzata americana nel corso del 1º giugno venne formata dalle truppe tedesche, appena dietro Monte Artemisio, sull’altipiano dei Pratoni del Vivaro e a sei km dalla casa dei miei nonni, una nuova linea difensiva che riuscì a rallentare di un giorno l’entrata a Roma degli alleati e a fare guadagnare tempo al resto dell’Armata, permettendogli di ritirarsi in modo composto da Roma. Ancora oggi nel sottobosco della foresta che delimita i terreni coltivati dei Pratoni del Vivaro si possono trovare evidenti tracce dei combattimenti. Il 2 giugno le truppe alleate entrano a Roma mentre l’esercito tedesco abilmente sganciatisi dai combattimenti si ritirava verso nord, dove in seguito si sarebbe attestato sugli Appennini, su quella linea fortificata conosciuta come Gothic Line.

Ancora oggi, a Velletri, è in vita un grosso albero che altissimo con la sua enorme chioma fronzuta guarda direttamente verso la Pianura Pontina. Sul suo tronco vi sono inchiodate delle tavolette che formano una scala. All’epoca dello sbarco, l’albero veniva usato dai tedeschi come osservatorio, il soldato come “la Piccola Vedetta Lombarda” del libro Cuore, saliva e nascondendosi tra le foglie osservava i movimenti delle truppe alleate e vi dirigeva il fuoco delle artiglierie.

Mia Nonna ricordava spesso alcuni episodi dell’occupazione tedesca: del Sottufficiale che viveva in una stanza del casale. Le mani amputate e un piccolo altarino perchè devoto a quel Santo, che con amore si era fatto costruire in un angolo. Dei racconti di questo soldato, che in uno stentato italiano descriveva lo spaventoso numero di caduti ad Anzio. Del giorno che parti per il vicino fronte e non tornò più. Oppure dell’Ufficiale che risiedeva nel secondo casale che spedì al fronte alcuni militari per aver infastidito una notte i residenti della grotta: cercavano donne e vino e avevano terrorizzato tutti lanciando una bomba a mano non innescata nella grotta. Del prigioniero russo colpito da schegge di granata mentre faceva rifornimento d’acqua dalla vicina fontanella e morente, si trascinò verso le cucine tedesche di vigna Guarnieri. Del giorno che lei uscì dalla grotta e un caccia alleato la mitragliò. Della granata che fischiando era caduta di fronte alla caverna e della scheggia che aveva mancato per un soffio uno degli abitanti colpendo e segnando per sempre il muro, e dell’altra bomba che aveva colpito un ulivo che poi negli anni era ricresciuto mostrando le evidenti ferite subite. Dei cacciabombardieri alleati e della loro immediata pericolosità, che tutti avevano imparato a valutare osservando il punto da dove questi avrebbero sganciato il loro carico mortale: se si posizionavano nel cielo sopra la grotta, allora le bombe sarebbero cadute su Velletri, se bombardavano volando sulla città martoriata, le bombe sarebbero cadute su Monte Artemisio e sulla loro proprietà. All’imbrunire del 31 maggio 1944, in un fosso naturale a un centinaio di metri dalla grotta, mia nonna vide molti soldati tedeschi che approfittando della copertura di questo, curvi ma veloci si ritiravano verso l’Appia. Il 1° Giugno dopo una notte di tregenda trascorsa tra esplosioni fragorose e colpi ininterrotti di armi individuali che si propagavano tutto intorno a loro che tremanti vegliavano insonni nella grotta, finalmente arrivò il silenzio. All’alba uscirono tutti insieme all’esterno della caverna e di fronte a loro, nella vallata, in un piccolo boschetto di Castagno dietro la casa di una loro parente, videro dei soldati rintanati dentro a delle provvisorie trincee scavate nella notte. Erano arrivati gli americani.

Soldati americani di fronte a Porta Napoletana

Sebbene la ritirata delle truppe Tedesche e l’arrivo degli Americani mise formalmente fine alla tragedia della guerra, nei mesi e negli anni successivi, decine di veliterni, uomini, donne e in particolare bambini, continuarono a morire per l’enorme quantitativo di ordigni esplosivi disseminati nel territorio. La sciagura più eclatante avvenne nel 1952 in Contrada Colle Caldara, questa coinvolse dieci bambini , il più grande non superava i 16 anni. I poveri bambini vennero dilaniati dall’esplosione di un grosso proiettile che incautamente stavano maneggiando.

Nel territorio di Velletri, la povertà nell’immediato dopoguerra fu per certi versi ancora più dura da superare che la guerra stessa. La ricostruzione tardava a iniziare e la mancanza di lavoro era a livelli altissimi. Molte famiglie si arrabattavano con ciò che potevano per tirare avanti e molti uomini ma anche bambini avevano trovato nel disinnescare ordigni inesplosi e nella vendita dei metalli in essi contenuti una via di sostentamento. Molti perirono per le mine, altri perchè inconsapevoli dell’oggetto trovato ai margini della strada. Fu anche questa una vera e propria ecatombe che non possiamo dimenticare.

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Era il 16 gennaio 1961, quando con proprio decreto il Presidente della Repubblica (Giovanni Gronchi ndr), su proposta del Ministero dell’Interno, in seguito al parere della Commissione prevista dall’art.7 della Legge 2 Gennaio 1958, n.13, conferì la medaglia d’argento al Valor Civile al Comune di Velletri, con la seguente motivazione:

“Duramente provata da numerosi bombardamenti, con impavida tenacia e abnegazione sopportava eroicamente con tutta la sua popolazione sofferenze indicibili mantenendo intatta la fede negli ideali di libertà e di pace.”

Bibliografia:

Padre Italo La Racca, “Tra le rovine di Velletri”;

C. De  Simone “Venti angeli sopra Roma”, Milano, Mursia, 1993;

Augusto Pompeo – saggio – “Bombardamento su Roma“;

Per la sezione riguardante la descrizione sulle bombe lanciate su Velletri, le informazioni sono state reperite dal manuale del 1944 dell’Esercito Americano “TM 9-1904, Ammunition Inspection Guide“;

“La Germania Bombardata – La popolazione tedesca sotto gli attacchi alleati 1940-1945” di Jorg Friedrich

Per le sezioni riguardanti la Battaglia di Velletri, le informazione sono state reperite dal libro “La battaglia di Velletri” di Paolo Carotenuto;

Webgrafia

Il blog di Guido Di Vito

http://www.museotorino.it/

Per le informazioni sui vari modelli di Bombardieri, Cacciabombardieri e Caccia usati dagli Americani per i Bombardamenti su Velletri, le informazioni sono state reperite dal link : Biografia di una bomba http://www.webdifferent.co.uk/biografia/www/chi%20sono.html

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