LA VIGILANZA AERONAUTICA MILITARE E LA GUERRA FREDDA

Capitolo VIII

Servizi di scorta

L’attività dei V.A.M. non si esauriva con le guardie in postazione fissa, c’erano anche i servizi di scorta.

Chi lo fece sopra una Campagnola, chi su un Camion, ma ci fu anche chi lo fece sui treni. A volte erano scorte ad armi e munizioni, altre a missili oppure a scorte generiche. Vogliamo ricordare anche loro per mezzo della testimonianza di Giorgio che ci illustra come si svolgevano nel dettaglio le scorte ai treni: 

Giorgio partecipò a due scorte su treno ambedue a 50,000 kg di esplosivo. Il servizio iniziava con un briefing durante il quale era illustrata la missione: il luogo di prelievo, di consegna e le particolarità. Nel caso degli esplosivi erano intervallati un vagone frigo vuoto e uno di esplosivi, per diminuire il rischio di detonazione. Il convoglio era lungo circa 1,2 km e i VAM di scorta erano in otto/dieci unità, non molti se si considera la lunghezza del convoglio, infatti, c’era un consistente intervallo fra l’uno e l’altro aviere di scorta, ma lo scopo della scorta non era la difesa, bensì dare l’allarme in caso di attacco al convoglio. Di questo i VAM erano consci, come del rischio che correvano. Il timore, a quei tempi piuttosto legittimo, di ognuno di loro, consisteva nel fatto che i dettagli della missione filtrassero e che il terrorismo, di destra o di sinistra, s’impadronisse del materiale trasportato o delle loro armi. 

Il treno dava la precedenza a tutti i convogli che incontrava lungo la tratta che percorreva per arrivare a destinazione, viaggio che normalmente durava circa quattro o cinque giorni. Ogni volta che il treno si fermava, i VAM dovevano scendere dal loro vagone, correre sul perimetro e sorvegliare il convoglio. Lavoro che veniva fatto in sordina come gli era stato insegnato. Infatti loro dovevamo vedere e preferibilmente non essere visti. Quindi, scesi dal treno gli avieri prendevano posizione in zone coperte lungo il convoglio ferroviario e vigilavano sulla sua sicurezza. I VAM erano dotati di radio e ricevuto e ricevuto il segnale di sganciamento correvano al vagone di raduno risalendo sul treno e contestualmente avveniva la partenza. Le missioni erano segrete e ai VAM veniva ordinato di non dirlo neanche alle famiglie. Le armi in dotazione agli avieri VAM consistevano in un MAB (Moschetto Automatico Beretta) e una pistola Beretta mod. 34. Il vestiario fornitogli era composto da tute blu impermeabili foderate all’interno con un materiale speciale anti freddo, un passamontagna, il cappello d’ordinanza e l’elmetto, insieme alla maschera antigas. 

 

Fotografie gentilmente concesse dal VAM Alessio Fermavento

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